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LA MISSIONE CHE UNISCE DUE MONDI

 LA MISSIONE CHE UNISCE DUE MONDI

Le tante persone che in questi anni hanno fatto un’esperienza nella nostra missione in Madagascar, al rientro tutte ci hanno detto: “In Madagascar si sta molto bene, ma ancora più bello è stare con le vostre suore!”. Più passano il tempo e più ci accorgiamo che quella spinta missionaria che ci ha portato ormai 55 anni fa in terra africana, è soprattutto un desiderio e uno stile di fraternità. Il nostro Istituto di Suore Francescane dell’Immacolata di Palagano, nato come terziarie sulle orme di S. Francesco, per vivere in mezzo alla gente, ha accolto e vissuto da sempre la missione come occasione di fraternità tra di noi e con gli altri, chiunque altro. È stata questa l’esperienza delle prime sorelle partite per il Madagascar, suor Teresa Margherita Fontana e suor Elisabetta Calzolari, entrambe modenesi. Pertanto oggi possiamo rendere grazie al Signore per questa fedeltà che ha fatto fiorire tanto bene. Sono sempre di più le persone che ci chiedono di partire e che, in collaborazione con il Centro Missionario Diocesano, scelgono la nostra fraternità come luogo di approdo. Sentiamo questo scambio come missione nella missione. È vero che si parte nel desiderio di donare e di donarsi, ma è altrettanto vero che lo stile e la vita quotidiana che si sperimentano sono così vivaci da far rientrare molto più ricchi.

La fraternità, possiamo dire, è lo stile che caratterizza ogni nostra scelta.

Negli anni abbiamo costruito attività importanti, come le scuole, i dispensari, le mense; perché nell’attenzione a tutta la persona crediamo esserci la possibilità di crescita e di sviluppo per l’intero paese. E queste opere sono un impegno, sia per la gestione che per la continua formazione che richiedono. Così come la scelta di avvicinare i più poveri attraverso le adozioni a distanza. Non si tratta solo di inviare un contributo economico, ma di mettere in relazione due mondi, due storie, due famiglie, a volte per diversi anni.

Ancora. Grazie all’invito di Papa Francesco, abbiamo avviato due progetti legati in particolar modo alla terra. Prima di tutto abbiamo scelto noi suore di tornare alla terra, aprendo una fraternità dedita all’agricoltura e all’allevamento. Non è solo questione di avere di che vivere, o di offrire lavoro ad alcuni operai insieme a noi. Si tratta di assumere un ritmo, di spendere energie e di investire perché la terra porti frutto per noi e per chi vive con noi. Attendere i tempi della semina e del raccolto, così come confidare in un clima fecondo, ci aiuta a rimanere umane, a metterci nelle mani di Dio e a coltivare la gratuità. E di questo, la gente che ci avvicina, ci rende grazie.

Consapevoli che però tutto ciò non può essere un bene solo per noi, abbiamo ideato un progetto anche per le famiglie più povere, offrendo loro la possibilità di costruire una porcilaia o un pollaio e di avere i primi capi di bestiame. La loro riproduzione porta sostentamento e lavoro, in un commercio che piano piano rende economicamente autonoma la famiglia, permettendo una vita dignitosa.

Nella nostra missione, sia in Madagascar che in Paraguay, continuiamo a vivere il dono dei poveri, o meglio di coloro che continuano ad essere gli impoveriti del nostro tempo. 

Ci rendiamo conto che la nostra fraternità ha ancora bisogno di contagiare tanti, perché anche da qui possiamo crescere nella consapevolezza che loro e noi siamo fratelli, nella grazia delle nostre differenze.

Dall'articolo pubblicato su Nostro Tempo 27 ottobre 2024

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