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DA FORLI' AL MADAGASCAR


DA FORLI' AL MADAGASCAR

    Vorrei iniziare, presentando la situazione del mio paese: il Madagascar. Come tutti i paesi del Sud del mondo, l’85% del popolo malgascio è povero, nonostante le ricchezze che il Signore ci ha dato nel sottosuolo, come oro, zaffiri, diamanti, terre rare, nel mare con tante qualità di molluschi e pesci e sulla terra dove tra i prodotti più importanti, oltre il riso, che è il nostro primo alimento, produciamo frutti tropicali, vaniglia, caffè e cacao, che sono esportati, ma non certo a vantaggio del popolo. Nel 1960 abbiamo avuto l’indipendenza dalla colonizzazione francese, ma ancora oggi viviamo una grande dipendenza da essa. Nonostante la povertà, il popolo non si arrende e lotta giorno dopo giorno per poter vivere. Lo Stato non riesce a rispondere ai bisogni della gente, per questo sono pochi i ragazzi che possono frequentare la scuola, pochi quelli che possono curarsi in caso di malattia. Infatti mancano le strutture, gli ambulatori e gli ospedali e bisogna pagare tutto: medici, medicine, pasti, posto letto ecc.….   Le nostre Costituzioni, davanti a questa realtà, così ci esortano:

Il nostro lavoro sia sempre una testimonianza di fraternità e di povertà, soprattutto con le persone laiche che collaborano con noi. Attente ai segni dei tempi, siamo pronte a cogliere e a condividere le esigenze dell’umanità che soffre. Nella scelta delle opere preferiamo le più umili e, tra i mezzi idonei, quelli più semplici e poveri.

Io sono Suor Razaiarivony Françoise Romaine della Congregazione delle Suore Francescane dell’Immacolata di Palagano. Vengo dal Madagascar, dalla provincia di Antananarivo. Sono nata il 31 luglio 1964. Eravamo in dieci fratelli; due sorelle sono già partite per in cielo, mia madre è morta a 81 anni, mentre mio papà a 102 anni. Erano contadini e nel nostro villaggio tutti sono parenti, con gli stessi nonni. Ho diversi ricordi indimenticabili, come il giocare insieme ai miei cugini con i nostri giochi tradizionali nel nostro grande cortile davanti a casa, la sera, quando tutti erano tornati dai campi. Al ritorno dalla preghiera in parrocchia si andava tutti insieme a mangiare dai nonni.   Ricordo anche quando andavamo nei campi a raccogliere i fiori. Tutti noi siamo di religione cristiana cattolica; ad essa aderirono per primi i miei nonni sia della parte della mamma, che del papà.  Così in famiglia ci hanno cresciuti in questa fede e ci hanno insegnato a viverla con la preghiera insieme in famiglia: la sera prima di dormire, prima e dopo il pranzo. Poi si frequentava la parrocchia ogni domenica anche, se a volte, bisognava andare a piedi un po' lontano, dove c’era il sacerdote a celebrare la Messa. Ho cominciato ad aiutare il catechista nella nostra parrocchia da quando avevo 16 anni e non ho mai smesso fino ad oggi, perché sento l’importanza di trasmettere la fede, perché il Regno di Dio arrivi a tutti.    All’inizio della mia vocazione c’è la chiamata del Signore proprio con questa parola: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”. (Mc 16,15). A 20 anni sono entrata nella Congregazione e ho pronunciato i miei voti nel 1989.

In Madagascar sono diverse le esperienze che ho fatto per testimoniare la mia vita consacrata e annunciare la Buona Notizia di nostro Signore Gesù Cristo. Come prima esperienza sono stata per 5 anni, dal 1991 al 1996, ad Alarobia, un distretto nella parte Est della diocesi di Antananarivo, dove ho fatto la coordinatrice pedagogica per i bambini e i ragazzi che frequentavano dalla scuola materna fino alla scuola media. Qui arrivano ragazzi da diverse parti del distretto, dove hanno seguito la scuola materna ed elementare nelle scuole parrocchiali, per continuare, poi, presso la nostra scuola a frequentare le medie e il liceo. Dopo questi anni sono stata in Capitale e ho lavorato presso l’Espoir di Tsiadana, un Centro Sociale, nel quale il fondatore Monsieur Serge Sachet, ora deceduto, ci chiese di lavorare, collaborando con lui nel recupero dei ragazzi di strada o figli di famiglie migranti, provenienti dalle diverse parti dell’isola.

Sono stata poi ad Analavoka, che è un distretto della diocesi di Ihosy nel Sud del Madagascar. È un paese lontano, dimenticato, dove gli abitanti allevano i buoi, in cui mancava la scuola, l’ospedale, non ci sono mezzi per spostarsi e per comunicare. Il parroco, un sacerdote Vincenziano, Padre Giovanni Razzu, di origine Sarda, primo missionario di quella zona ci chiamò nel 2003 per aprire la scuola e per collaborare con lui all’evangelizzazione di questo popolo ancora pagano. L’inizio non fu facile, perché i bimbi ancora piccoli erano mandati dietro ai buoi, ma pian piano anche lì ci sono stati molti progressi. Ora frequentano la scuola circa 350 alunni dalla scuola materna alle medie.

In generale, noi suore, in collaborazione con la gente del luogo e con l’aiuto dei benefattori cerchiamo di sostenere il cammino delle famiglie con la promozione umana, con l’insegnamento nelle diverse scuole dove siamo, con l’assicurare un piatto di riso ogni giorno per gli alunni, con la cura di chi è ammalato nei dispensari. Quando le situazioni sono gravi portiamo gli ammalati in Capitale, dove con altri progetti li accogliamo, li portiamo in ospedale, li seguiamo fino alla guarigione. In Madagascar abbiamo 6 scuole frequentate da circa 4 000 bimbi e ragazzi. In quattro scuole si insegna dalla materna alla media, mentre nelle altre due c’è anche il liceo a due diversi indirizzi. In quattro centri abbiamo anche gli ambulatori con un dottore e un’infermiera in ciascun centro per garantire la cura degli alunni e della gente del luogo. Per i ragazzi che lo desiderano favoriamo anche l’accesso all’università, cercando dei benefattori che li aiutino, ed è una cosa molto bella constatare che questi giovani, terminati gli studi, diventano nostri collaboratori nei diversi ambiti della missione.

Come ha detto Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti al n. 22: 

Molte volte si constata che, di fatto, i diritti umani non sono uguali per tutti. Il rispetto di tali diritti «è condizione preliminare per lo stesso sviluppo sociale ed economico di un Paese. Quando la dignità dell’uomo viene rispettata e i suoi diritti vengono riconosciuti e garantiti, fioriscono anche la creatività e l’intraprendenza e la personalità umana può dispiegare le sue molteplici iniziative a favore del bene comune».

La Congregazione mi ha chiesto, poi, di far un’esperienza missionaria in Italia. Dal 2000 al 2003 sono stata nel nostro Centro missionario di Modena per favorire la relazione tra i nostri benefattori in Italia e la missione in Madagascar e in Paraguay, per garantire l’animazione missionaria dei vari gruppi nelle parrocchie, nelle scuole e nelle associazioni e collaborando con diverse persone. Dal 2003 al 2006 sono stata a Bracigliano, in provincia di Salerno. Nella parrocchia ci era stata affidata l’animazione dei ragazzi nell’oratorio, il catechismo, la Caritas, la visita alle famiglie, la comunione agli ammalati e la cura della Liturgia.

Dopo sei anni sono tornata nel mio paese, ma di nuovo nel 2016 durante il Capitolo Generale sono stata eletta consigliera generale e ho dovuto rimanere in Italia. Oltre questo incarico sono stata di nuovo nel Centro missionario di Modena, collaborando con altre due sorelle dal 2016 al 2022.

Nel 2022 sono stata trasferita a Forlì a servizio delle nostre consorelle nell’infermeria. Oltre questo ho collaborato con il Centro Missionario di Forlì. Abbiamo camminato, cercando di crescere insieme, ascoltando le testimonianze degli amici, che avevano fatto esperienze missionarie in diversi parti del mondo, in modo da poter aprire la mente e il cuore alla realtà dei fratelli e delle sorelle più piccoli e cercando con diverse iniziative di coinvolgere la gente e le parrocchie per sostenere i progetti attivi in varie parti del mondo.

Ho collaborato anche a “Vengo al volo”, l’iniziativa del centro missionario volta a preparare giovani a fare esperienza missionaria in diversi paesi durante il periodo estivo. Penso che valga la pena di unire le forze per collaborare insieme tra persone adulte e giovani sia nelle parrocchie, sia in diocesi per garantire la continuità e lo sviluppo di queste iniziative 

             Con gratitudine e riconoscenza al Signore ringrazio la mia Congregazione per la fiducia ricevuta e per l’accompagnamento nel cammino di questi anni. Ringrazio tutti voi amici e benefattori delle belle esperienze vissute insieme. Nonostante i miei limiti ho potuto portare a termine la mia missione in Italia. Sicuramente mi spiace lasciare l’Italia, perché il mio cuore è già attaccato anche qui, ma sono anche contenta di ritornare in patria con fiducia ed entusiasmo per continuare là la mia testimonianza.

       Vi ricordo con affetto e con la preghiera.

Suor Françoise

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