IL NOSTRO BUON ANNO!
A novembre, in occasione della giornata mondiale dei poveri, abbiamo condiviso un pomeriggio di merenda con uomini e donne di culture diverse. Ciascuno ha portato qualcosa di suo.
Tutti siamo stati attirati da un semplice bricco di tè. In sé non aveva nulla di speciale, ma come è stato versato secondo la tradizione marocchina ha lasciato il gusto della festa, il dono di saper rendere speciale ciò che è semplice. Versato con la delicatezza di chi riesce a salire verso l'alto perché il rumore tenue che il liquido produce diventi melodia. E lasciarsene attrarre gli ha reso un sapore differente!
Ecco il nostro buon anno!
Tra ieri e oggi l'augurio di pace è stato forse il più ripetuto, ad ogni livello: dal presidente della Repubblica nel discorso di fine anno, al Papa, alla famiglia della porta accanto, al grido che esplode in ogni cuore. Abbiamo desiderio di ricominciare e ricominciare dalla pace.
Sono almeno quattro anni, da quando nel 2020 siamo entrati nel tunnel della pandemia che ha sconvolto il mondo, che desideriamo pace. Non che prima non ci fossero motivi per sperare nella pace, non che il mondo fosse il migliore posto che l'uomo e la donna hanno saputo custodire. Ma certamente da quattro anni ci troviamo naufraghi di violenza con il miraggio che ogni giorno possa essere migliore.
Scrive Papa Francesco per la giornata mondiale della pace che si celebra oggi: "La possibilità di condurre operazioni militari attraverso sistemi di controllo remoto ha portato a una minore percezione della devastazione da essi causata e della responsabilità del loro utilizzo, contribuendo a un approccio ancora più freddo e distaccato all’immensa tragedia della guerra".
Con l'augurio di bontà scambiatoci ogni anno ci siamo ridotti ad essere più insensibili e indifferenti, non solo per la produzione e l'utilizzo di armi di distruzione: spesso abbiamo scelto di cambiare canale di fronte ai racconti di territori conquistati, di barconi affondati, di virus che circolano. Abbiamo distolto lo sguardo non soltanto da eventi, ma da vite che hanno smesso di vivere.
Come augurarci allora di nuovo un anno di pace? Non ci sono purtroppo risposte semplici.
Per noi abbiamo pensato nuovamente al bricco di tè.
Ed è questo che vogliamo augurarci: un anno di incontri tra culture, di stupore che può ancora accadere, di gesti semplici e di cuori che si lascino contagiare per compassione ed empatia, perché la novità in questo anno possa sgorgare ogni giorno. Non lasciamoci rubare il dono dell'incontro con l'altro e con l'altra!