VENTIMIGLIA, MIGRANTI E SERVIZIO
Non si parla di uomini, di donne e bambini. Non si parla di vite.
Si parla di numeri, di problemi, di invasori.
Otto giorni a Ventimiglia ci hanno consegnato uno spaccato di vita molto diverso.
Ciò che ci è risultato più difficile, o meglio più sconcertante, è stato ascoltare i racconti di uomini e donne, volontari, che da 8 anni cercano di farsi vicini, amici, fratelli e sorelle, di queste persone che arrivano, spesso molto provate e sfiduciate, ai confini dell'Italia, alle soglie della Francia.
Abbiamo ascoltato storie di umanità e parole dolci, abbiamo visto sorrisi donati, piatti caldi o un po' di acqua fresca offerti. Sì, perché in città anche le fontane sono state rese appositamente inutilizzabili. Perché bere, tu che sei straniero, non puoi!
Famiglie che chiamano, dalla Guinea, dal Senegal, dall'Eritrea, dalla Nigeria, e chiedono soldi, chiedono aiuti. Per questo hanno inviato il figlio, il nipote, il fratello. Gli hanno dato tutti i beni che avevano, hanno investito in lui tutti i soldi. Quando un viaggio, fatto comodamente in aereo sarebbe costato forse meno di un quinto! E soprattutto, non sarebbe costato paura, frustate, insulti, rischio di morte. Abbiamo visto ragazzi schiacciati tra famiglie che chiedono e sfruttatori sempre allerta. Ogni passaggio infatti comporta un pedaggio. C'è un mondo, illegale e inumano, che si sta arricchendo, facendo una fortuna, sulle spalle di ragazzi di 19 o di 24 anni al massimo! E non si tratta solo di trafficanti libici, si tratta di casa nostra.
E allora GRAZIE Filippo e Loredana, GRAZIE Delia, GRAZIE don Rito e don Ferruccio, GRAZIE Scuola di Pace, GRAZIE associazioni e movimenti, italiani e francesi, che pur cercando di comprendere quanto accade, giorno dopo giorno, vi inventate la carità, quella vera, che guarda a questi fratelli e sorelle, e dà loro speranza, oltre che dignità!